Il clima impone misure urgenti e nuovi comportamenti

A Belluno il Corso di aggiornamento per Operatori di tutela ambiente montano del Cai ha analizzato la situazione della montagna stretta fra crisi climatica e pressione turistica. «La transizione ecologica deve essere vista come opportunità»
“Montagna fra cambiamenti climatici e pressione turistica”:  questo il titolo della giornata di aggiornamento per operatori Tam (Tutela ambiente montano) del Club alpino italiano che ha avuto luogo sabato 15 ottobre a Belluno. Due temi cruciali che gli oltre settanta partecipanti delle sezioni del Veneto e del Friuli Venezia Giulia hanno voluto approfondire al termine di un’estate in cui la cronaca ha mostrato la fragilità delle terre alte, con il drammatico crollo di parte del ghiacciaio della Marmolada e le controverse scelte per nuovi impianti in vari luoghi montani delle Alpi Orientali, fra cui quelli per i Giochi Olimpici a Cortina d’Ampezzo.

Transizione ecologica come opportunità

«Da due decenni la comunità scientifica internazionale denuncia gli effetti del riscaldamento climatico», ha esordito Guerrino Malagola, presidente della Commissione Citam Vfg. «Dobbiamo cambiare mentalità e fare sì che la transizione ecologica non sia considerata un onere bensì un’opportunità. Un impegno ambizioso, com’è ambiziosa la giornata che abbiamo organizzato oggi per gli importanti temi e il desiderio di farne impegni concreti». Paolo Barp, presidente Cai Belluno, ha ricordato che «basta puntare gli occhi sullo Schiara per capire dove ci troviamo. Le Dolomiti sono montagne meravigliose e fragili, la Commissione Tam deve accrescere il suo ruolo, il suo parere deve essere non solo necessario ma vincolante. Solo una settimana prima la nostra scuola di alpinismo era sulla via normale della Marmolada. La crisi climatica coinvolge tutti». Il presidente del Cai Veneto Renato Frigo ha mostrato le foto di nuove opere a Cortina, nelle quali è evidente il pesante costo ambientale. «Non siamo contro le Olimpiadi, siamo contro la distruzione. Oggi ribadiamo ancora una volta le nostre posizione: no a nuovi impianti e alla pista da bob da 85 milioni di euro. Investiamo invece nei servizi per i residenti: la montagna deve essere valorizzata tutto l’anno, in estate le presenze sono doppie rispetto all’inverno. Siamo una associazione di protezione ambientale, lo dice l’articolo uno dello statuto, ci devono ascoltare».
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Da sx: Malagola, Papuzzi, Frigo, Beltrame

Le relazioni degli esperti

Anselmo Cagnati, studioso dei ghiacciai alpini, ha messo in evidenza gli effetti del riscaldamento globale. Il cambiamento climatico sta avanzando a una velocità che nessun modello scientifico aveva previsto. La tragedia in Marmolada del 3 luglio 2022 ha causato 11 morti perché si tratta di una delle montagne più frequentate delle Alpi ma l’evento – il collasso di una lente di ghiaccio, non di un seracco, causata dall’infiltrazione di acqua nel crepaccio a monte che ha saturato l’interfaccia ghiacciaio-corpo roccioso – non si può considerare eccezionale perché crolli analoghi si stanno verificando in vari luoghi. Per 22 giorni consecutivi in Marmolada a 3500 metri di quota la temperatura non è mai scesa sotto lo zero. Questo deve far ripensare le forme di frequentazione della montagna, con nuove modalità di approccio che tengano conto del disequilibrio dei ghiacciai, la cui linea ELA (Equilibrium-Line Altitude) si sta spostando verso la cima della montagna, decretando l’inevitabile e prossima loro scomparsa. Silvia Stefanelli, socia del Club alpino accademico italiano e consulente della direzione generale clima della Commissione europea, ha mostrato gli impatti della crisi climatica sull’ambiente fisico e sugli ecosistemi, i rischi a cui sono esposti i frequentatori e residenti della montagna, e le misure di adattamento. «Da ragazza sognavo di scalare le vie leggendarie delle Alpi Occidentali narrate da Gaston Rebuffat. Di queste, oggi tre sono collassate, un terzo non sono praticabili e il 60 per cento ha cambiato morfologia». Il degrado del permafrost ha indebolito le rocce causando crolli sempre più frequenti ed estesi. Lo scenario delle “notti tropicali” a 1500 metri (la temperatura non scende sotto i 20 gradi) appare vicino e preoccupante, mentre è evidente la trasformazione dell’ambiente naturale con fiumi senz’acqua e animali (la pernice bianca) e piante (il papavero delle Giulie) in sofferenza, mentre arrivano altre specie a “invadere” gli spazi più caldi. Per questo c’è bisogno di «pianificare l’adattamento climatico, con un approccio transfrontaliero e multisettoriale», per esempio intervenendo sui trasporti, causa primaria di inquinamento, e facendo diventare le Alpi una regione modello per la mobilità condivisa e per il telelavoro. Altro aspetto importante è la rinaturalizzazione dei fiumi, ricordando che il 40 % dell’acqua dolce in Europa proviene dalla regione alpina. La terza relazione sulla “Capacità di tenuta del territorio alpino al turismo di massa” è stata a cura di Dario Bertocchi, ricercatore di Geografia dell’Università di Udine docente a contratto all’Università Ca’ Foscari di Venezia. Bertocchi ha portato i casi delle Tre Cime di Lavaredo e dei laghi di Braies e Sorapiss. Utilizzando nuove forme di dati (big data e social network), la pressione turistica è stata analizzata in funzione di sostenibilità ambientale, economica e sociale. La frequentazione di alcuni luoghi in estate (4mila visitatori media al giorno con picchi di 13mila in agosto) corrisponde a quella di un centro commerciale, mentre altre destinazioni sono ignorate. Il controllo dei flussi deve tenere conto di calcoli non solo numerici ma qualitativi, attuando una politica complessiva di gestione del turismo in alta quota. Hanno portato contributi al dibattito Caterina Cedrone (Cai Padova), Anna Ulian (Cai Pordenone), Maurizio Fassanelli (presidente Cai Padova) e Guido Furlan (Cai Mestre).

I nuovi documenti di posizionamento del Cai sull'ambiente

Nel pomeriggio è intervenuto con collegamento a distanza Raffaele Marini, presidente della Commissione centrale tutela ambiente montano, che ha illustrato i nuovi documenti di posizionamento del Cai sull’ambiente, spiegando la loro genesi e la funzione che dovranno avere. Ha poi fornito alcuni dati: sui residenti in montagna in alcuni Comuni turistici montani del Veneto, da cui risulta la sempre più alta età media e la bassissima natalità, e sulle concessioni per innevamento artificiale, da cui risulta che i Comuni di Cortina, Agordo e altri prelevano miliardi di litri d’acqua a prezzi irrisori. Un elemento che suscita perplessità in tempi di siccità e costi energetici triplicati. Le conclusioni sono state a cura di Guerrino Malagola, che da presidente uscente ha fatto il bilancio dei quattro anni della Citam di Veneto e Friuli Venezia Giulia, auspicando un rinnovamento che affronti con competenza e impegno le numerose sfide ambientali dei prossimi anni. Sono stati infine annunciati a presentati i candidati alla posizione di commissario, che dovranno essere votati nella prossima assemblea dei delegati del Cai Veneto e del Cai Fvg sabato 29 ottobre a Udine.