Foresta di Paneveggio: risonanze

Il legame tra musica e legno è antico e profondissimo e proprio in Trentino c'è un luogo particolare, da sempre associato alla produzione del legno che si trasforma in note. Sto parlando del "legno di risonanza" di abete rosso che cresce nella foresta di Paneveggio, quella utilizzata - un nome su tutti - dal grande Stradivari per rifornirsi del legno per i suoi capolavori.

La strada del bosco arriva spesso in luoghi inaspettati, anche dove la materia si trasforma in armonia.

Scrivo queste righe a tarda ora da Trento, al rientro da una serata al MUSE (Museo delle Scienze) organizzata per festeggiare i 100 anni del CNR - Consiglio Nazionale delle Ricerche e intitolata: "Legno: materia del futuro". Il CNR, tra le sue svariate attività di ricerca, si occupa anche di legno, attraverso diversi scienziati impegnati nello studio di questa materia prima rinnovabile che ha accompagnato la nostra specie dalla notte dei tempi e che, auspicabilmente, lo farà sempre più anche in futuro, per tantissimi usi, talvolta incredibili e inaspettati, in alternativa a fonti non rinnovabili e molto più energivore. 

La serata è stata un mix di melodia e scienza. Apprezzo sempre molto questi momenti, quando il sapere scende dalla "torre d'avorio" per parlare alla gente. Quando succede spesso nascono occasioni uniche, come quella a cui ho avuto il piacere di assistere, ricche di stupore e meraviglia. La scienza dovrebbe puntare sempre più al sapersi raccontare!

Concerto di viole al MUSE durante la serata di musica e scienza  © Luigi Torreggiani

Il legame tra musica e legno è antico e profondissimo e proprio in Trentino c'è un luogo particolare, da sempre associato alla produzione del legno che si trasforma in note. Sto parlando del "legno di risonanza" di abete rosso che cresce nella foresta di Paneveggio, quella utilizzata - un nome su tutti - dal grande Stradivari per rifornirsi del legno per i suoi capolavori. Forse, l’ho scoperto stasera dall’etnomusicologo, regista e musicista Renato Morelli, la tradizione liutaria cremonese si è ispirata a manufatti e strumenti realizzati dalle popolazioni locali per i carnevali arcaici di queste valli. Un vero e proprio legame non solo con quel bosco, ma anche con la storia e le tradizioni di queste montagne. 

L’eccezionalità unica al mondo del legno degli abeti di risonanza è data da speciali caratteristiche anatomiche, fisiche e meccaniche. Per dirla in modo estremamente semplice e divulgativo, si tratta di un legno “perfetto”, senza difetti, con anelli di accrescimento sottili, che trasmette gli ultrasuoni in modo molto più veloce rispetto al normale donando così agli strumenti caratteristiche acustiche eccezionali. Ma come si crea, nell’albero, questo legno speciale? Innanzitutto in questi boschi la stagione di crescita dura pochi mesi, gli alberi perciò hanno a disposizione poco tempo per formare l’annuale anello di accrescimento, che sarà quindi sottile e caratterizzato da poco “legno tardivo”, meno pregiato e regolare. Inoltre, una grande importanza riveste il luogo dove crescono gli abeti. I migliori per la produzione di legno di risonanza sono quelli protetti dal vento e situati su pendii dolci, o in zone pianeggianti. In queste condizioni gli alberi non sviluppano “legno di compressione” o “tasche di resina”, tutti elementi molto utili alla vita degli alberi in condizioni critiche, ma non graditi ai maestri liutai. 

La tavoletta di legno di risonanza diventa strumento © Luigi Torreggiani

Un aspetto che mi ha particolarmente colpito, descritto da Mauro Bernabei, un ricercatore del CNR che si occupa di dendrocronologia, è che i grandi liutai, Stradivari in primis, a fronte di tantissimi strumenti prodotti, hanno utilizzato in realtà ben pochi abeti. In pratica, quando trovavano il tronco giusto, il più "risonante tra i risonanti", allora lo usavano per ricavare quante più tavolette armoniche possibile. Questo avviene ancora oggi: un solo albero “speciale” permette di assemblare decine e decine di strumenti. 

Ho immaginato uno solo degli alberi scelti da Stradivari, cresciuto in condizioni favorevoli, all'ombra delle Pale di San Martino, più di cinque secoli fa e oggi distribuito, sotto forma di violini, nei musei, nei teatri e nelle sale da concerto di tutto il pianeta. Quante note, quante emozioni, quanta storia, quanta tradizione, quanta capacità artigiana e abilità artistica a partire da un solo abete! 

Passando da quel singolo albero alla foresta intera, dai violini di Stradivari agli innumerevoli prodotti e servizi derivanti dai boschi, pensate a quante “risonanze” genera la relazione tra esseri umani e alberi.

Dobbiamo tornare a saperla ascoltare e apprezzare, questa… "musica".

Abete rosso di risonanza © Legnotrentino.it