#Confinicomuni, si è concluso il convegno nazionale di Montagnaterapia a Parma

L'evento si è svolto dall'11 al 16 ottobre 2021. Tanti i dibattiti e le suggestioni, con il passaggio di testimone all’ottava edizione che avrà luogo nel 2022 nel Lazio
Oltre una novantina i presenti in una Sala Congressi del Parco delle Scienze (università di Parma), senza contare le decine di presenti collegati online (con iscritti da ben 18 regioni), per l'ultima giornata di lavori (il 16 ottobre) di #confinicomuni, il settimo convegno nazionale di montagnaterapia, organizzato dal Cai Parma e dall'Azienda USL di Parma. L'evento si è svolto dall'11 al 16 ottobre 2021. Tanti i dibattiti e le suggestioni, con, infine, il passaggio di testimone all’ottava edizione che avrà luogo nel 2022 nel Lazio. Ornella Giordana, per conto del Presidente generale Vincenzo Torti ha portato il saluto del Cai centrale, fornendo un'ampia panoramica delle attività che il Sodalizio a livello nazionale ha condotto in questi ultimi anni a favore della montagnaterapia. A partire da un testo di linee guida che cerca di inquadrare il fenomeno e dalle tante iniziative legate all'accessibilità dei sentieri e più in generale al coinvolgimento degli stakeholders, anche della disabilità, per definire un insieme di regole nuove che possano favorire l'accessibilità all'ambiente montano.

Il racconto della giornata

La giornata  si è aperta con un suggestivo percorso storico sul movimento della montagnaterapia condotto dal neuropsichiatra Sandro Carpineta e da Massimo Galiazzo, counselor ed educatore, «che si sono avvalsi della metafora dell'albero di bonsai e della foresta per illustrare la crescita e le tante ramificazioni di questa innovativa attività terapeutica, fanno sapere gli organizzatori. In seguito, non sono mancati gli interventi scientifici di Leonardo Fogassi e Stefano Rozzi sulle neuroscienze della cognizione motoria e di Maria Chiara Buonocore e Marta Bosio sull'esperienza del San Raffaele di Milano nell'utilizzo dell'esercizio fisico in psichiatria. Tantissimi gli spunti emersi e numerose domande tra i relatori e dal pubblico, soprattutto per approfondire le possibili traduzioni degli studi in corso sul contesto naturale e le attività di montagnaterapia. In generale dai relatori sono uscite conferme della potenziale applicabilità di questi studi nei contesti di cura legati alle disabilità fisiche e mentali e alle dipendenze, con prospettive molto interessanti, naturalmente da supportare con adeguati protocolli di osservazione e traduzione statistica.
Un momento del convegno © Cai Parma

L'apprendimento in natura

Nella seconda parte della mattinata l’intervento di Alessandra Gigli, esperta in formazione esperienziale e outdoor, ha permesso di inquadrare da un punto di vista pedagogico le attività basate sull'apprendimento in natura, fornendo i dati di una mappatura completa delle attività che propongono educazione in natura in Italia ed enfatizzandone soprattutto il carattere di intenzionalità pedagogico-educativa. Senza dimenticare, l'intervento del diabetologo friulano Ciro Antonio Francescutto, già conosciuto in precedenti convegni, che ha focalizzato l'importanza del “movimento come medicina”.

Percorsi curativi

Molto coinvolgenti i protagonisti della sessione pomeridiana, aperta dal geografo sui generis ed esploratore senza bussola Franco Michieli, narratore affascinante della “vocazione di perdersi” coltivata fin dalla giovinezza nelle terre più selvagge del mondo, dove ha sperimentato una riconnessione alla natura con tecniche di “orientamento naturale”. Infine, il tema dei “percorsi di giustizia”  e dei “cammini di libertà”, e ancora una volta degli effetti curativi dell’immersione nella natura, come strumenti alternativi al carcere (e rieducativi, stavolta in senso anche sociale) per i giovani “messi alla prova”, ha caratterizzato gli interventi di Isabella Zuliani, Roberta Cortella (co-autrice del docu-reality “Boez – Andiamo via, trasmesso da Rai 3 nel 2019), e di Cristina Scoizzato, oltre a Sauro Quadrelli del Cai di Massa che ha riportato l’esperienza con i detenuti per il riassetto della sentieristica, un progetto poco convenzionale di coinvolgimento dei carcerati e delle comunità locali, figlio di un approccio che in diverse occasioni si è dimostrato vitale ma che con il covid si è purtroppo interrotto e che si auspica di poter riattivare quanto prima.