Stanze panoramiche sulle montagne venete, «delega in bianco per nuovi modelli di strutture alberghiere in alta quota»

Le diramazioni regionali di Cai, Italia Nostra, WWF e Mountain Wilderness Italia contrarie al Progetto di Legge Regionale 164. «Si apre alla possibilità di edificare/collocare delle volumetrie in aree che in massima parte, per la loro delicatezza ed unicità, sono state sottoposte a tutela»
«Appare evidente come la modifica dell’articolo 27 ter sia volta alla specifica volontà di consentire agli operatori turistici di edificare al di sopra della quota fissata dei 1600 metri dalla Legge Regionale 11/2004, senza tener conto del fatto che, ai sensi della legge nazionale DLgs 42/2004, sovraordinata a quella regionale, tutte le aree sopra questa quota sono tutelate ope legis ai sensi dell’art.142, e dall’art. 136 in caso di aree di notevole interesse».
Si leggono queste parole nella nota congiunta delle diramazioni venete di Cai, Italia Nostra, WWF e Mountain Wilderness Italia, che riporta le osservazioni delle associazioni al Progetto di Legge 164 “Modifiche alla Legge Regionale 14 giugno 2013, n. 11 Sviluppo e sostenibilità del turismo veneto”.

Deroga al divieto di costruire sopra i 1600 metri

Un progetto che prevede la possibilità di realizzare delle strutture in alta montagna, definite “stanze panoramiche”, in deroga all’attuale divieto di costruire sopra i 1600 metri di altitudine.
«In sostanza si apre alla possibilità di edificare/collocare delle volumetrie in aree che in massima parte, per la loro delicatezza ed unicità, sono state sottoposte a tutela», scrivono le associazioni, che evidenziano inoltre l'esistenza delle «tutele della rete Natura 2000, delle aree Sic e di protezione speciale, del Dominio Dolomiti Unesco, degli usi civici e regolieri. Tutti vincoli che richiedono autorizzazioni paesaggistiche e valutazioni di incidenza ambientale specifiche e obbligatorie, di cui non si fa menzione nel Progetto di Legge 164, quasi fossero un pro forma dall’esito positivo dato per acquisito».
Il Sentiero Italia CAI in Val Comelico © Cai

In nome di un turismo elitario

Insomma, per Cai, Italia Nostra, WWF e Mountain Wilderness Italia, il legislatore regionale vorrebbe permettere la realizzazione di costruzioni avulse dal contesto per permettere ad un turismo elitario di “vivere emozioni intense e durature in un più genuino rapporto con la natura”.
«Per soddisfare le richieste di pochi, si vuole permettere di realizzare sopra i 1600 metri di altezza, fuori quindi dai centri abitati, “le stanze panoramiche, che sono stanze di vetro e legno o altro materiale, anche innovativo, ecosostenibile o comunque di basso impatto, collocate stabilmente sul suolo, caratterizzate da un elevato rapporto tra superficie finestrata e quella del pavimento”. Veniamo così a scoprire che per un più genuino rapporto con la natura non sono più sufficienti le esperienze di chi la montagna la vive o la frequenta con passione e rispetto, ma si devono introdurre stanze in vetro, legno o altro materiale innovativo. Solo così si potrebbero vivere emozioni intense e durature».
Le associazioni bocciano dunque senza riserve un Progetto di Legge che è «la prova fedele di come chi amministra la cosa pubblica non riesca ancora a rapportarsi con le più elementari norme di rispetto e conservazione dell’ambiente ed ancor più con le regole che la natura impone, alla luce degli inequivocabili e gravi segnali quotidianamente riscontrabili».

Nessun vincolo di cubatura

La nota congiunta conclude sottolineando come non vengano indicati vincoli di cubatura.
«Sembra piuttosto una delega in bianco per nuovi modelli di strutture alberghiere in alta quota in ambienti naturali e paesaggistici di notevole bellezza. Siamo convinti che la montagna debba essere vissuta nella sua interezza anche se comporta lo sforzo di un nostro adattamento alle condizioni ambientali e climatiche che ci impone necessariamente. Il rispetto dell’ambiente naturale esige di accettare quanto esso offre riducendo al minimo la nostra impronta ecologica».
Per il turista che vuole vivere un’esperienza di un contato diretto con la realtà montana e l’ambiente che la caratterizza, appare più opportuno, conclude la nota,
«promuovere il recupero delle strutture esistenti, alpeggi e bivacchi, nella loro naturalità e semplicità ben inserita nel paesaggio delle nostre montagne».